Un Paese dove c’è la certezza del diritto, dove le amministrazioni locali ti aiutano invece di metterti i bastoni fra le ruote e dove i pagamenti sono rapidi e puntuali. Altrimenti interviene la giustizia civile e per il cattivo pagatore sono guai. Non stiamo descrivendo né Singapore né un’altra repubblica asiatica a 10 ore di volo dall’Italia. No, questo piccolo paradiso fatto di cose normali è la Francia, un “vicino di casa” a un passo da Torino o da Milano raggiungibile facilmente in treno, in auto oltre che in aereo. Un’opportunità che gli imprenditori del Nordovest hanno colto al volo. Non è un caso, dunque, se su 420 progetti di investimento di provenienza europea registrati in Francia nel 2011 ben 46 siano gestiti da imprese italiane consentendo così di mantenere o creare oltre 1.600 posti di lavoro oltralpe. Solo la Germania ha fatto di più. A fungere da apripista sono Lombardia con il 27% dei progetti, seguita dall’Emilia Romagna con il 23% e dal Piemonte con il 12,5%. Fra i gruppi più noti che hanno valicato le Alpi spicca la Mapei del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi che sta edificando la sua terza fabbrica in Francia (12 mila metri quadrati e 50 assunzioni) a Saint Vulbas a Nordest di Lione, nel cuore del parco industriale della Plaine de l’Ain. Mentre Magneti Marelli del gruppo Fiat, soddisfatta dei quattro impianti già controllati nel Paese, ha avviato la creazione di un nuovo centro di ricerca.
Osserva Hervé Pottier, Direttore Italia dell’Agenzia Francese per gli Investimenti Internazionali: “Accanto ai grandi gruppi italiani, la cui presenza storica si va rafforzando, emergono numerose piccole e medie imprese che trovano nel mercato francese uno spazio favorevole alla propria internazionalizzazione”. Emblematico il caso dell’Alcea di Senago a nord di Milano, 130 milioni di euro di ricavi nel settore delle vernici industriali: una vera e propria multinazionale tascabile (sedi in Polonia e Brasile oltre ad un progetto in Russia) che ha scelto Tournus in Borgogna per allargare la sua base produttiva in Europa. Come racconta Carlo Parodi, ammini-stratore unico dell’azienda di famiglia, dal 2009 al 2011 Alcea ha investito complessivamente circa 2 milioni di euro per rilevare lo stabilimento di Tournus dal fallimento della ex Morrells e quindi per ristrutturare l’impianto rinnovando i macchinari. Le acquisizioni di aziende francesi, soprattutto se in difficoltà, infatti, piacciono molto agli imprenditori italiani e rappresentano il 17% degli investimenti italiani contro il 7% dei degli altri paesi. Certo, l’operazione varata da Alcea è stata rallentata dall’atteggiamento non sempre collaborativo del liquidatore. Eppure Parodi non si è pentito. Dice: “Se dovessi rifarlo lo rifarei. Intanto grazie a questo investimento oggi riusciamo a vendere in Francia cosa che prima non riuscivamo a fare se non in modo spot”. Già quest’anno, infatti, l’azienda francese del gruppo di Senago raggiungerà i 6 milioni di ricavi chiudendo i conti in utile. Poi aggiunge: “Senza contare la posizione centrale di Tournus e gli eccellenti collegamenti logistici su autostrada e ferrovia a 5 ore da Milano”. Eppure i motivi di soddisfazione di Parodi non si limitano alla logistica e ai risultati economici raggiunti. Dice: “Un aspetto da non sottovalutare è la certezza del diritto. Per capirlo basta pensare ai pagamenti che sono puntuali e molto più rapidi di quanto avvenga in Italia. In Francia la giustizia funziona e chi non paga viene sanzionato dal Tribunale”. Bene anche per quanto riguarda il rapporto con gli enti pubblici: “Noi abbiamo avuto a che fare solo con le autorità locali che si sono rivelate molto rapide. Al contrario in Italia hai solo la certezza dei ritardi biblici per ogni pratica”.